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Lourdes
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Una delle tante
cittadine del dipartimento degli alti Pirenei, all'ingresso della
stretta valle sulla quale si affacciano importanti stazioni climatiche.
Per la sua posizione strategica è stata, in passato, al
centro di movimentate vicende. Il castello passò di mano
in mano ed ebbe un ruolo importante anche nelle guerre di religione.
Una fortezza costruita su una roccia a picco che è stata
anche prigione. Domina il panorama chiudendo su un lato la valle,
di fronte al massiccio montuoso del Jer.
L'antico borgo, le cui origini sono molto incerte, ha nell'800
appena 4.135 abitanti. Il castello è presidiato da un plotone
di soldati. Altri uomini in armi sono acquartierati in periferia.
Lourdes va protetta perché è capoluogo di cantone
ed è anche sede del tribunale di prima istanza. È
piazza strategica anche se di terza classe. Non tutta la popolazione
vive delle antiche attività agricole. Ci sono anche cave
di marmo e di ardesia, piccole aziende in cui si producono tessuti
di lino, calze, cioccolato. La maggior parte della gente abita
in città ai piedi della fortezza. Nei casolari delle campagne
circostanti vivono uomini e donne che coltivano i campi e allevano
il bestiame. Molte case sorgono lungo il percorso serpeggiante
del fiume Gave.
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Una veduta di Lourdes
all'inizio del nostro secolo:il Gave (fiume) scorre dalle
vaste curve tra il vecchio castello (a sinistra) e la Basilica
(a destra) |
I giovani e gli uomini
sono iscritti a diverse confraternite e hanno raccolto l'eredità
delle antiche corporazioni, impegnandosi soprattutto sul piano
assistenziale.
Il concetto di mutuo soccorso è molto vivo nella vallata
anche al di sopra degli statuti delle confraternite. La popolazione,
come tutte quelle del sud, è intelligente, vivace, estroversa.
Le quattromila persone fanno parte di una unica famiglia, sempre
pronta a mobilitarsi in caso di necessità.
Uno dei punti di riferimento è la chiesa di San Pietro.
Ognuna delle sue cappelle appartiene ad una delle confraternite.
Nel tempio ci sono le statue di San Luca, protettore dei sarti,
di S. Anna, patrona dei falegnami, di Nostra Signora di Monserrato,
invocata da muratori, di Nostra Signora del Monte Carmelo, protettrice
dei cavatori di ardesia, di Nostra Signora delle Grazie, patrona
dei contadini.
Poi ci sono i gruppi che portano lo stesso nome: le associazioni
dei Giovanni e di quelli che si chiamano Giacomo.
Le feste, dunque, sono frequenti. La chiesa di San Pietro è
sempre affollata. La vita a Lourdes, pur scorrendo sui binari
della serenità periferica, è abbastanza animata
non solo per la presenza di una guarnigione militare, ma anche
per le fiere rinomate in tutta la zona.
Molta gente affluisce nei giorni di mercato lungo le rive del
Gave.
D'estate la principale via di Lourdes è battuta da tante
carrozze che portano i villeggianti nelle fresche località
di alta collina che dominano la valle. Orgoglio degli abitanti
è la vecchia rocca sulla quale hanno sventolato vari vessilli:
dei romani, dei saraceni, degli inglesi. Ai suoi piedi sorgono
459 case. Poco più di un borgo, che però ha persino
un giornale, il «LAVEDAN», di tendenza moderata ispirato
dal sottoprefetto e dal commissario di polizia. Il "potere"
controlla con facilità la situazione. La gente di Lourdes
non naviga nell'oro. La maggioranza lavora nelle cave di pietra.
Molte donne si guadagnano la vita vendendo la legna raccolta nel
bosco del comune. Tra i tanti poveri e i pochi ricchi c'è
il ceto medio, costituito da artigiani e piccoli imprenditori.
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Tra
la povera gente Dio è dì casa. I ricchi cercano,
invece, di cancellarlo dalla storia dell'umanità
anche se, per non correre troppi rischi, versano oboli al
clero.
A Lourdes c'è un parroco di 47 anni che si chiama
Domenico Peyramale. Ha due vìcari: Matteo Serre di
34 anni e Bertrando Péne di 35 anni. Altri due sacerdoti
hanno incarichi di secondo piano: l'abbé Pomian,
36 anni, è cappellano del carcere e l'abbé
Bourguine, 35 anni, cura le poche anime della frazione di
Auclades.
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I cinque preti hanno 4.135
anime, di cui 1.973 uomini e 2.162 donne. Le famiglie sono 702.
Hanno diritto al voto soltanto 995 persone. Almeno
150 appartengono alle classi agiatg. Dunque, il popolo è
sovrano soltanto sulla carta. I burattinai sono i notabili.
In testa le 38 persone che amministrano la giustizia. Seguono
i militari, i medici, i farmacisti, i pubblici ufficiali, i proprietari.
Commercianti e artigiani sono tra incudine e martello.
I grossisti, appena 18, sono forse dalla parte del martello dei
benestanti. I 107 dettaglianti sono invece più vicini alla
massa degli impotenti. Anche la maggior parte dei 193 artigiani
possono essere assimilati ai più poveri.
Tirando le somme si può dire che meno di 200 abitanti di
Lourdes hanno in mano le leve del potere. Gli altri 3.935 non
hanno voce in capitolo. Ma, nonostante questa situazione, la vita
scorre tranquilla. La gente, come tutti i meridionali di ogni
parte del mondo, non se la prende più di tanto. Meglio
annegare le difficoltà nell'allegria. D'altra parte, la
felicità non è un traguardo facile perché
non è a portata di mano nemmeno con l'appagamento delle
passioni.
I ricchi, possono fare ciò che vogliono, ma non sono in
grado di appagare le proprie passioni. Dunque, non sono felici.
Anzi, nella maggior parte dei casi, malgrado le apparenze, sono
più infelici della povera gente che si accontenta di poco,
ha il gusto delle cose semplici e vive in allegria, anche se non
può togliersi tante soddisfazioni.
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Anche
a Lourdes, come in ogni angolo della Francia, sognatori,
imbroglioni, politici senza scrupoli promettono ai poveri
il paradiso terrestre. Anche maghi e fattucchieri, millantando
poteri occulti, irrompono con fragore sulla scena rinnovando
la leggenda di Faust, nata nella Germania del sedicesimo
secolo. Sacro e profano si mescolano pericolosamente cau¬sando
molta confusione.
La gente non riesce a distinguere il bene dal male, il bello
dal brutto, il lecito dall'illecito. La grande ventata rivoluzionaria,
la restaurazione, le repubblica di Napoleone III, il modernismo |
Tante tempeste che hanno
turbato anche la tradizionale quiete della provincia francese.
Lourdes non sfugge al clima di incertezza che regna in tutto il
paese.
Apparentemente la vita scorre tranquilla, ma sotto la cenere c'è
il fuoco.
Lourdes non è un Eden. Nelle menti della maggioranza si
agitano pensieri non proprio idilliaci. Lo scandalo di pochi ricchi
e di tanti poveri (tra questi dominano coloro che lavorano duramente
per sbarcare il lunario) turba i cuori dei cristiani che non auspicano
altri bagni di sangue per ristabilire una situazione di equità,
ma sperano nella applicazione delle norme evangeliche. Respingono
gli imbroglioni, i maghi, i fattucchieri, ma invocano la solidarietà
fra gli uomini, figli dello stesso Dio anche se di razza, religione
e condizione diverse.
Il Gave che scorre pigramente d'estate e impetuosamente d'inverno
ai piedi della vecchia fortezza porta a valle i buoni propositi
della gente di Lourdes. La situazione, infatti, non muta. I ricchi
sono sempre più ricchi e i poveri più poveri. Con
grande soddisfazione delle classi più alte e rassegnazione
di quelle più basse che si accontentano di poco. Per i
bambini poveri non c'è via di scampo. Sono destinati a
soccombere. Pochissimi possono frequentare le scuole. Degli oltre
duemila ragazzi solo 120 hanno accesso all'istruzione gratuita.
La lingua che si parla a Lourdes non è il francese, ma
un dialetto il "bigourdan", una delle lingue del mezzogiorno
della Francia derivata dal latino come l'italiano e le lingue
romanze.
Anche il modo di esprimersi dimostra l'isolamento di questa terra,
dove non sempre si è convinti che bisogna lavorare con
impegno per costruire un tipo di storia degna del Creatore. Un'isola
felice?
Sotto certi aspetti Lourdes è la terra della felicità
perché gli uomini non inseguono chimere. Ma c'è
anche
troppa sottomissione all'assolutismo del potere. I cattolici non
si rendono conto che il mancato impegno per la liberazione di
ogni membro della comunità è un peccato di omissione.
I cinque sacerdoti incaricati di guidare la piccola pattuglia
del popolo di Dio sono abbastanza frastornati. Si può mettere
la fede al servizio della liberazione degli oppressi?
Si incontrano al termine di lunghe giornate di impegno pastorale,
mentre il popolo di Dio gusta le gioie della famiglia.
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Le discussioni sono interminabili.
È difficile mettersi d'accordo sulla liberazione e sull'oppressione.
Denominatore comune è il vangelo di Gesù, che non
può legittimare il potere costituito, ma deve aiutare l'uomo
a liberarsi dal male e quindi anche dal peso delle ingiustizie.
La rivoluzione mirò ad ampliare lo spazio di libertà
dell'uomo, ma cercando di cancellare Dio dalla storia dell'uomo
non raggiunse i suoi obiettivi. Infatti, solo alla luce divina
si può esaltare l'attenzione dell'uomo per il prossimo
che rende veramente umana l'esistenza.
Questa attenzione a Lourdes è molto limitata. Persino i
poveri dimenticano i loro simili che vivono nella miseria più
nera e nel più completo abbandono. Le caste sono molte
e isolate da barriere insormontabili. Il gruppo più esclusivista
è quello del circolo cittadino. Ne fanno parte le persone
più influenti. Medici, avvocati, funzionari, benestanti.
Anche se a parole sembrano non opporsi alla Chiesa, nei fatti
sono i più acerrimi nemici del vangelo. Cercano di ricondurre
tutto alla ragione e considerano ridicolo ciò che alla
ragione sfugge. Le loro dispute nei locali del circolo sono dissacratorie.
L'alta borghesia di Lourdes, inoltre, nutre un profondo disprezzo
per i poveri, considerati come esseri inferiori, quasi umanoidi,
perché non avrebbero il dono dell'intelligenza. L'aberrante
equazione intelligenza-ricchezza sembra scaturita dalla mentalità
calvinista.
La ricchezza come dono di Dio per i più intelligenti; la
povertà come castigo per i meno dotati destinati a soccombere.
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